Eccomi qua, pronto a scrivere il quarto capitolo della mia storia di avventuriero mancato. Un capitolo riguardante il sogno di un pirata che parte alla volta dei mari dell’est alla ricerca di fortuna e gloria, sfidando oceani, coccodrilli e tribù ostili per ritrovare se stesso ed aiutare i bambini più sfortunati, derubati dei loro sogni quando erano ancora troppo giovani.
Dopo mesi passati a raccogliere informazioni, studiare cartine, disegnare rotte ed organizzare questo viaggio, è arrivato il momento di salpare. Non c’è stato niente da fare, anche stavolta ci sono ricascato. Dopo il capitolo in Islanda ero convinto che me ne sarei stato buono per sempre, ma è più forte di me… Il richiamo dell’avventura, la voglia di rimettermi in discussione ed il bisogno di stare da solo e faticare per ritrovare me stesso hanno prevalso, ed ora da un’isoletta qui nel mare cinese del sud, mentre mi alleno e mi bevo qualche rum in compagnia di una bella piratessa e qualche avanzo di galera, mi ritrovo a scrivere questa nuova pagina del diario di bordo ed a condividere con voi, vecchie spugne, questa nuova avventura che prenderà il via il 3 di gennaio.
Il progetto
Con l’inizio del nuovo anno, in compagnia del mie fedele compagno “Jethro II” (una tavola da SUP), cibo, barili di rum e diavolerie da campeggio, salperò dalla cittadina di Puerto Galera, nel nord dell’isola di Mindoro (Filippine) alla volta dell’isola di Palawan, per poi circumnavigarla ed arrivare ad El Nido per un totale di circa 1600 km in solitaria e senza supporto. Il “jethro II” batterà come bandiera il jolly Roger di Sea Shepherd, una associazione per la difesa degli oceani, che da anni si batte per la protezione delle balene e di tutta la fauna marina in pericolo di estinzione, leggi questo articolo per saperne di più. Benché io sia un sostenitore di Sea Shepherd, questa mia iniziativa non ha nulla a che fare con la associazione e la decisione di portare la bandiera con me è una mia iniziativa personale.
Ho scelto questo tragitto, perché mi permetterà di visitare alcuni dei posti più belli sul pianeta. L’ho scelto per le centinaia di isole disabitate e per l’acqua cristallina; l’ho scelto perché sarà difficile dover attraversare uno stretto di mare aperto di oltre 100 km senza assistenza; l’ho scelto perché mi porterà in zone dove il turismo non arriva per paura dei coccodrilli di acqua salata, dei rapimenti e della malaria, come nel sud di Palawan. L’ho scelto perché volevo un avventura.
Conosco bene i rischi a cui vado incontro, non mi reputo uno sprovveduto né un incosciente, ma credo che se veramente vogliamo realizzare i nostri sogni dobbiamo essere pronti ad accettare i rischi e la fatica che essi comportano. Ho sempre sognato di essere abbastanza coraggioso da diventare anch’io, un giorno, un avventuriero come quelli delle storie che mi hanno sempre affascinato sin da bambino. Ditemi voi ora, come posso realizzare i miei sogni senza prendermi dei rischi?
Ho deciso di rimettermi in gioco e questa volta di renderlo pubblico tramite internet non tanto per farmi pubblicità in caso di successo, bensì per avere uno stimolo in più a portare a termine questa avventura. A differenza di quanto fatto in precedenza, stavolta l’avventura non riguarda solo me, ma anche i bambini filippini vittime di abusi in quanto ho chiesto ed ottenuto di essere portavoce della Stairway Foundation. Ho in mente di raccogliere fondi per questa associazione che aiuta i bambini in difficoltà a costruirsi un futuro e che, allo stesso tempo, cerca anche di cambiare la società filippina e renderla più cosciente della gravità della situazione riguardante gli abusi sui minori nelle Filippine.
Per raccogliere fondi per la Stairway Foundation durante il mio viaggio offrirò lezioni di SUP nei vari resort che troverò lungo il percorso ed il ricavato sarà devoluto all’associazione. In segno di apprezzamento per il mio e soprattutto per il loro impegno in favore dei bambini, si possono anche effettuare delle donazioni direttamente dal sito dell’associazione. Per avere maggiori informazioni sulla Stairway Foundation leggete questo articolo o visitate il loro sito.
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Il tragitto
Ho diviso la storia in sei sottocapitoli:
Cap 4.1 Il mozzo solitario – 190 km Facile: questa fase servirà ad entrare in forma e abituarmi al peso della tavola. Salpando da Puerto Galera verso ovest, costeggerò l’isola di mindoro sino ad approdare all’isola di Pandan, . Qui mi fermerò per una nuotata con le tartarughe giganti e per bermi qualche rum come offerta ad Eolo e Nettuno prima del battesimo del mare.
Cap 4.2 Battesimo del mare, il rito di iniziazione del pirata – 115 km Difficile: questa è una delle parti più impegnative del viaggio, qui dovrò dimostrare di essere degno del titolo di pirata e passare il rito di iniziazione che consisterà nel salpare da Pandan Island ed attraversare lo stretto di Mindoro (circa 110 km), la prima giornata terminerà sull’isola di Apo a 43 km di distanza. L’isola è lunga meno di un km ed è l’unico punto dove posso fermarmi a dormire. Dovrò riuscire a mantenere la rotta se non voglio passare la notte in mare. Il giorno seguente salperò alla volta delle Nanga Islands a circa 40 km in direzione sud ovest. Il terzo giorno arriverò a Coron, tempo, Eolo e Nettuno permettendo.
Cap 4.3 L’isola del tesoro – 235 km Moderato: qui inizia una delle parti più affascinanti: dopo aver circumnavigato l’isola di Busuanga verso nord, inizierò a saltare di isola in isola alla ricerca del covo perfetto dirigendomi verso sud ovest fino a raggiungere Palawan. In uno dei posti più belli sulla terra mi troverò a girovagare tra isole disabitate, spiagge bianche, palme e covi di pirati… la leggenda narra che vi sia un isola dove le tribù locali praticano il windsurf e se dovesse rivelarsi vera mi ci fermerò volentieri…
Cap 4.4 Assedio al forte – 255 km Facile: arrivato all’isola di Palawan, la costeggerò sul versante est procedendo verso sud fino al forte di Puerto Princesa, dove dovrò rubare il visto negli uffici del governatore!
Cap 4.5 Territori ostili – 385 km Moderato / Pericoloso: questa è la fase più pericolosa, benché tecnicamente debba costeggiare l’isola senza grandi tratti di mare aperto. Il sud di Palawan è una zona selvaggia e le persone, a detta della gente, sono meno amichevoli. Qui vivono i coccodrilli di mare, che possono raggiungere i 6 metri di lunghezza ed ogni tanto si pappano qualcuno; l’ultimo attacco risale al 2014, campeggiare da solo la notte sarà interessante… Nel sud di Palawan non c’è turismo e molti sconsigliano di andarci a causa di alcuni rapimenti avvenuti negli ultimi anni e la malaria, ma io essendo un pirata biondo, su una tavola da SUP carica dei miei borsoni non dovrei dare nell’occhio…
Cap 4.6 la prova di Eolo – 415 km Moderato: nella parte finale del viaggio incontrerò delle difficoltà dovute al vento contrario ed off-shore che prevedo mi rallenterà molto nei tratti più aperti. Ma se sarò arrivato fin qua, sarò abbastanza allenato per affrontarlo ed arrivare finalmente ad El Nido, località che a detta di tutti è un altro paradiso da non perdersi assolutamente.
Una delle incognite del tragitto sarà il reperimento dell’acqua, che dovrò trasportare e recuperare nei villaggi o nei ruscelli lungo la strada.
Durante il viaggio trasporterò una diavoleria gps che mostrerà la mia posizione a questo link, oppure potrete vederla sulla Home del sito. Non potrò aggiornare la mia posizione in modo costante a causa del consumo della batteria, ma ci proverò. In realtà la funzione principale del gps è di richiedere soccorso in caso ne avessi bisogno, ma corpo di mille balene! Spero di non averne bisogno!
Beh, direi che da parte del mozzo errabundus è tutto, sono piuttosto emozionato ed ansioso di dare il via a questo viaggio. Spero che vi siano rimasti cinque euro nel portafoglio e che non abbiate già speso la vostra paga in rum in qualche bettola, in modo da poter aiutare i ragazzi della Stairway Foundation che già stanno facendo un ottimo lavoro, ma che hanno ancora tanto da realizzare e ci sono ancora molti bambini che hanno bisogno di una mano.