Ed eccomi finalmente a Puerto Princesa la capitale della regione di Palawan, 770 km e 24 giorni dopo la mia partenza da Puerto Galera ritorno in una città ed ora siamo a metà strada.
Gli ultimi giorni sono stati segnati da un meteo favorevole, un vento leggero che a volte mi spingeva a volte no, ma tutto sommato mi posso ritenere fortunato, soprattutto visti i primi giorni a Palawan contraddistinti da un forte vento contrario o laterale che mi hanno fatto sudare quei pochi km che ogni giorno riuscivo a portare a casa e che influiva pesantemente sul mio umore. Se penso a quando sono partito e quanta strada ho già fatto non posso che essere felice, malgrado i vari momenti difficili, i momenti in cui avrei voluto spezzare la pagaia e le ore passate ad imprecare contro il vento, anzi sono proprio quei momenti che ora mi rendono più felice. Ora, dopo aver prolungato il visto e fatto provviste mi sto preparando a partire nuovamente, ma c’è un pensiero che mi tormenta da giorni e che mi ha un pò rovinato il piacere di avere raggiunto questo traguardo, un rischio che avevo forse sottovalutato durante la pianificazione del percorso e che lungo la strada la gente mi ha fatto più volte presente, il rischio di rapimenti da parte del gruppo islamista facente parte dell’ISIL, Abu Sayaf.
Prima di partire ero entrato in contatto con dei ragazzi che volevano circumnavigare Palawan in kayak e nell’ultima settimana ho scoperto che anche loro hanno raccolto molte informazioni riguardanti la situazione nel sud di Palawan ed il rischio è molto alto a tal punto che loro stanno navigando in quelle acque scortati da due motoscafi e otto uomini armati. Solo tre mesi fa sono stati rapiti due tedeschi uno è stato ammazzato e l’altro è ancora tenuto ostaggio. Questo è successo nelle acque tra la Malesia e le Filippine zona in cui il gruppo è presente, come del resto nel sud di Palawan ed il fatto di essere così lento fa di me un obiettivo molto facile.
Da qui il grosso dubbio se affrontare o meno quel tratto, posso saltarlo bypassando quella zona con un viaggio in jeepney e ripartire sull’altra sponda dell’isola e proseguire verso El Nido. Questa rinuncia mi da molto fastidio, non tanto per i 250 km a cui devo rinunciare ma per il fatto che dopo l’insuccesso della traversata in Islanda ci tenevo a concludere questa avventura senza macchie e qui nasce la mia delusione…
Il conflitto interno è forte, non ho le idee chiare, non so quanto valga la pena correre questo rischio per orgoglio, non so quanto valga la pena rischiare che molte persone soffrano per me, a causa del mio egoismo ma non so nemmeno quanto questo rischio sia reale, le voci sono voci, l’ignoranza è diffusa, qui la gente parla senza cognizione di causa, ormai lo so, ma è anche vero che molti stati sconsigliano di viaggiare in quelle zone se non è strettamente necessario, è vero che un turista solo che sta una settimana in quella zona è un obiettivo facile facile, in passato ci sono già stati rapimenti a palawan ed il fatto che questi ragazzi lo stiano facendo con una scorta armata mi preoccupa un pò. Sono stati proprio loro a mettermi in crisi, magari sono solo dei pirla, magari no… non lo so. Ho tempo fino a broke’s point per decidere 160 km 4/5 giorni per valutare il da farsi.
Comunque sia a parte questa cosa, va tutto bene, sono felice e ho mangiato come un maiale in questi due giorni nella civiltà, ho perso un qualche chilo in queste settimane, i pantaloni mi vanno larghi e questo mi obbliga a strafogarmi ?. Purto Princesa come molte cittadine filippine non è molto bella ma ha un ristorante italiano molto buono e per me è più che sufficente…