Dopo giorni passati con la mia nuova famiglia sull’isola di Bagambangan finalmente il meteo sembra indicare un lieve miglioramento, non molto, ma sufficiente a farmi decidere di partire. Sollevato per la partenza all’indomani vado a dormire sereno ignaro di ciò che mi attende. Puntuale come sempre quella notte arriva un attacco di dissenteria, dopo giorni passati a bere acqua locale, non di bottiglia, era prevedibile, così passo la notte a fare la mossa del granchio in spiaggia, aggirandomi per tutta la notte scavo buche qua e là fino all’alba.
Comunque sia devo partire, non posso permettermi di perdere altro tempo, ma sulla spiaggia in sono accampato le onde sono ancora troppo alte, così dopo una riunione famigliare decidiamo di trasportare tutto sull’altro lato dell’isola a circa 1 km a piedi. L’addio è commovente, sono tutti raccolti in spiaggia, Manuel (il padre adottivo) ha gli occhi arrossati e cercano tutti di convincermi a non partire perché troppo pericoloso, ma ormai la decisione era stata presa e parto.
La traversata come avevo previsto è stata facile, e lo stomaco tranquillo, ma dopo 3 ore ecco che arrivano I crampi allo stomaco, ogni 10/15 pagaiate devo fermarmi dai dolori, avrei una baia da attraversare ma non me la sento e cerco una spiaggia che non si trova da nessuna parte. Ad un certo punto vedo uno spiraglio tra le mangrovie e mi infilo con jethro. Trovo un villaggio nascosto dalle mangrovie, circa 6/7 case, un tizio mi guarda ma non fa nulla, io guidato dal mio stomaco in subbuglio gli vado subito incontro ed a gesti spiego la situazione, arriva un’altro tizio e si parlano e dicono ok. Sembrano 2 tizi usciti da un film di Bud Spencer, lui alto e sovrappeso con la faccia da Bonaccione, l’altro piccolo magro e molto scuro con gli occhi rossi, entrambi con un aria poco sveglia e poco affidabile, mi fanno una pessima impressione, ma non ho forze per ripartire, monto la tenda li e mi ci butto per qualche ora.
L’alba seguente dopo aver controllato di avere ancora tutti gli organi vitali riparto, le prime ore filano lisce, poi si alza il vento che porta le onde e mi tartassa per le restanti 5 ore, fino al mio arrivo a taytay dove dormirò in un letto ed avrò una doccia dopo 8 giorni, che fa sempre piacere.
Il giorno seguente parto tardi a causa dei tizi a cui avevo lasciato la tavola per la notte che non si svegliano… Appena partito mi ritrovo vento e onde contro ed uno stuolo di pescatori che guarda divertito la scena, ma vado lo stesso, neanche oggi posso permettermi di perdere altro tempo, quello che mi aspetta sono 5,30 ore di onde in faccia e vento contro per fare solo 11km, durante le quali ho utilizzato tutte le tecniche possibili per non pensare, ho cantato, fatto dei giochi mentali, perfino la meditazione, che ovviamente veniva interrotta dall’ennesima onda in faccia. È stata dura ed anche la pausa, l’ho passata su dei coralli lottando con le onde per non farmi portare via la tavola mentre mangiavo dei dolcetti locali al sapore di sale marino. Comunque sia sono riuscito a mantenere una sorprendente calma zen in tutto ciò…
Una volta uscito dalla baia il vento era meno frontale e sono riuscito a fare un pò di strada, ero cotto e come per magia, su un isola di fronte a me appare una bella spiaggia dorata, peccato che per arrivarci debba risalire il vento ma è perfetta, mi ci son voluti 40 minuti per arrivarci. Quando sono a pochi metri dalla spiaggia arriva un motoscafo a tutta birra verso di me, io stravolto con i capelli che guardavano verso il cielo laccati dal sale delle onde stile Einstein, provo a tirare fuori il migliore dei miei sorrisi, ma loro non contraccambiano e mi chiedono dove sto andando, chi sono, da dove vengo e perché sono li, poi confabulano tra di loro, chiamano al walkie talkie ed arriva la sentenza! Stefano sei stato Nominato, devo andarmene. Così, troppo stanco per discutere mi dirigo verso la costa perdendo preziosi km guadagnati, nella speranza di trovare una spiaggia che fortunatamente troverò e sarà pure bella.
Il giorno seguente sperando di essermi lasciato il peggio alle spalle riparto, ma nuovamente dopo un’ora di navigazione il vento e le onde laterali riprendono, devo stare seduto per riuscire a controllare la tavola ma ormai i piedi e le ginocchia hanno vesciche dal giorno prima ed il sedere è irritato dal contatto con la tavola. Per 7 ore vado avanti imprecando contro il vento che non cessa un attimo e ridendo pensando al tale che non mi invidia in quanto la sua vita è già abbastanza miserabile ed in quei momenti, con quelle ferite e quella fatica mi sentivo al quanto miserabile ahah.
In questi giorni sto leggendo un libro del Dalai Lama che parla della impermanenza delle cose e questa è stata la filosofia della giornata, tenere duro che prima o poi anche questa giornata sarebbe finita e con lei il vento e le sofferenze. Infatti all’ottava ora di navigazione uscendo dalla baia ho cambiato rotta e finalmente il vento tanto odiato ha iniziato a spingermi ed il sole ormai basso con la sua luce illuminava le mangrovie che uscivano dall’acqua, uno spettacolo che mi ha fatto tornare il sorriso e fatto sentire privilegiato ad essere lì, la fatica ed il dolore sono state il prezzo ed il valore aggiunto di quel momento che proprio grazie a loro non dimenticherò. Credo che in questo si racchiuda uno dei significati di quello che sto facendo, guadagnarsi con la fatica degli attimi che restino indelebili nella memoria ed imparare qualcosa su di me che a casa difficilmente potrei.