Oggi voglio raccontare una storia bresciana, uno scontro tra una tradizione profondamente radicata nel nostro territorio come la caccia e l’evoluzione culturale ed economica del suo territorio.
Oggi voglio raccontare una storia nata in uno dei luoghi più affascinanti e caratteristici della provincia bresciana l’altopiano delle Cariadeghe, un monumento naturale caratterizzato da stupende passeggiate, sentieri da Mountain Bike casotti di caccia e un sistema di grotte e gallerie che negli anni passati mi hanno portato a scivolare sotto la pelle di questo parco.
Il monumento naturale delle Cariadeghe è veramente un posto incantevole a soli 20km da Brescia e altrettanti dal lago di Garda di cui si può godere una vista magnifica. Qui negli ultimi anni sono state organizzate parecchie iniziative culturali, quali passeggiate notturne, osservazione della fauna durante il ripopolamento, letture… non ultimo un interessante progetto di rilancio dei castagneti, da sempre fonte economica del paese ormai in abbandono.
Il progetto
Essendo da sempre meta di turisti che scappano dal caldo estivo per passeggiate e da mountainbikers, l’amministrazione comunale ha pensato a un progetto di valorizzazione del territorio che prevede il posizionamento della segnaletica per MTB direzionale su sentieri già esistenti e su cui i bikers giá vantano pieno diritto di passaggio.
Il tutto rifinito con pannelli che presentano sul territorio le mappe dei due percorsi : uno più difficile e lungo e l’ altro più piccolo e breve pensato per i bambini. Il tutto per migliorare i servizi e aumentare la sicurezza degli amanti delle due ruote e della natura.
Quindi non stiamo parlando della creazione di nuovi percorsi, semplicemente di mettere dei cartelli che evitino che la gente si perda nei boschi dell’altopiano.
L’idea nata “dal basso” su proposta in primis della commissione sport comunale al quale si è aggiunto il benestare del Juri Ragnoli Fan Club, fan club che ha sede proprio a Serle (per chi non lo sapesse Ragnoli tra le altre cose è stato tre volte campione Italiano Mountain Bike Marathon nonché cittadino originario e onorario di Serle).
Non solo gli sportivi ma anche ristoratori e operatori agrituristici locali sono stati coinvolti con l’obiettivo di far transitare il percorso nei pressi delle proprie strutture. In aggiunta gli stessi avrebbero potuto allestire un servizio di e-bike, in linea con gli orientamenti del progresso e della sostenibilità che invitano a valorizzare la mobilità leggera.
Quindi un progetto volto all’ecoturismo, senza colate di cemento che deturpino il paesaggio o altro, bensì dei pali di legno e dei cartelli con l’obiettivo migliorare la fruizione del territorio, valorizzandolo e così aiutare l’economia locale. Difficile vederci un lato negativo no?
La cosa purtroppo incredibile è che l’ idea di segnare i sentieri con i cartelli ad alcuni non è piaciuta…e ci sono dei motivi ben chiari.
Gli oppositori
A Serle come tanti altri paesi della provincia Bresciana e soprattutto nelle valli si prepara da Agosto quella che è la più sacrosanta delle tradizioni bresciane…la caccia.
Nei bar non si parla d’altro, nei cortili si preparano le gabbie ed è un viavai di Panda 4×4 dal paese ai capanni da caccia. I cacciatori puliscono e preparano il roccolo per renderlo “giardino accogliente” per gli uccelli migratori che al momento giusto della stagione sentendo il richiamo di altri uccelli (in gabbia) fanno una pausa al roccolo.
I cacciatori sono tartassati di regolamenti e vincoli soprattutto dalla comunità Europea, alla quale risulta difficile comprendere come per i Bresciani delle valli un piatto di polenta con gli uccellini in una domenica nebbiosa di novembre equivalga a una fetta di Sacher sul Danubio per i Viennesi o delle Escargot per i Parigini sulla Senna.
La cultura della caccia è radicata a Serle da generazioni e generazioni, a Serle la caccia è religione e non è obiettivo di questo articolo metterla in discussione.
Non fosse che in questo caso sono loro a mettere in discussione il resto… A Serle i cacciatori godono di condizioni veramente favorevoli, visti i diritti da sempre che hanno di cacciare nel parco e di transitarvi in auto nonostante i sentieri della discordia siano agro silvo pastorali e quindi normalmente la circolazione dovrebbe essere ristretta a mezzi di servizio…
La protesta dei cacciatori nasce dalla paura che questi sentieri vengano invasi da orde di ciclisti rovinando quindi l’atmosfera per la caccia, aumentando i rischi che qualcuno scambi i bikers per dei cinghiali a ruote, facendo crescere le lamentele nei loro confronti e così mettendo a rischio il sacro hobby per colpa di quattro ciclisti.
Il boicottaggio
Succede quindi che ad agosto, prima della prevista inaugurazione, 19 associazioni del paese si sono opposte . Tra queste anche l’unione sportiva locale (mi sembra più che giusto), la Pro Loco, la protezione Civile, la Coldiretti…
Nel calderone degli oppositori sono perfino finite le associazioni d’arma, la banda musicale e i bersaglieri, che francamente non si capisce cosa c’entrino con questo tema ma tant’è questo è accaduto.
L’amministrazione, a seguito di questa “rivolta” delle associazioni, che annunciavano per altro l’organizzazione di un presidio per impedire qualunque inaugurazione, ha deciso di rinviare il tutto dopo l’organizzazione di un’ assemblea pubblica chiesta proprio dalle associazioni firmatarie per discuterne con la cittadinanza.
L’assemblea, che ha visto ospiti esperti della materia, si è svolta mercoledì 20 Febbraio presso l’Oratorio di Serle. La cosa assurda è che le stesse associazioni ancora prima di iniziare la discussione si sono rese protagoniste di una raccolta firme tra la cittadinanza prima dell’ assemblea chiesta da loro.
Sono state raccolte circa 900 firme in poche ore per chiedere di abbandonare il progetto e la posa dei cartelli.
Serle non è New York, in ogni associazione e in ogni famiglia c’è un cacciatore; Il nonno, lo zio, il padre o il cugino è cacciatore. La raccolta delle firme non deve certo essere stata complicata e non c’è da stupirsi che, come da alcuni firmatari ammesso, non sappiano nemmeno cosa abbiano firmato o non siano contrari all’iniziativa ma per quieto vivere l’abbiano firmata lo stesso.
Certamente l’azione delle associazioni è assai discutibile ma è chiaro che in paese ci siano cacciatori, inseriti un po’ in tutte le associazioni che hanno esercitato pressioni sulle altre associazioni per firmare.
In ogni caso credo che l’ amministrazione sia stata oltremodo paziente nel rassicurare più volte i cacciatori e le associazioni circa il non sussistere di problemi inerenti a cambi di normative per gli stessi. Nel lavoro di mediazione del sindaco la maggior parte delle realtà sono state ascoltate ovviamente in proporzione alla loro pertinenza circa i temi del progetto.
Conclusione
È veramente triste vedere che su un bel progetto di questo tipo che valorizzerebbe il paese grazie a questo percorso nel parco non certo in modo invasivo si debba assistere a episodi di prevaricazione e ostilità di questo tipo.
Il mio auspicio è comunque quello che l’amministrazione comunale prosegua e concluda questa semplice quanto doverosa posa di cartelli.
E’ un braccio di ferro tra chi vorrebbe dare una veste di ecoturismo al paese e chi semplicemente non vuole gente in mezzo alle storie per continuare ad utilizzare il parco come se fosse una riserva di caccia.
La mancanza di lungimiranza da parte dei cacciatori non può che far felici gli oppositori di questa pratica, che vedono per l’ennesima volta questa comunità isolarsi e inimicarsi sempre più persone all’interno della società.
Potete trovare ulteriori info sulla vicenda sul quotidiano on line vallesabbianews.it all’ interno della sezione SERLE.
Per quel che riguarda i tracciati e la cartellonistica che il comune intendeva apporre potete visitare il link http://www.serle.info/altopiano-di-cariadeghe/percorsi/cariadeghe-bike-experience.